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I tesori del Museo Nazionale dell’Antartide: interviste tematiche rivolte agli insegnanti ed allievi delle scuole superiori di I e II grado  inerenti la ricerca in Antartide a partire dalle collezioni dei reperti conservate presso il Museo Nazionale dell'Antartide.


Climate in Antarctica from Sediments and Tectonics

CLAST è una applicazione per iPad didattica e interattiva, sviluppata per spiegare argomenti di Geologia e Scienze della Terra.


 

Darwin - L'origine delle specie
Darwin - L'origine delle specie
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Flexhibit

Far lavorare gli studenti come se fossero dei piccoli scienziati che organizzano una mostra sulle scienze polari.


 

Data: 
26/03/2014

Polveri minerali eoliche, produttività biologica dell’Oceano Australe e conseguenze sul ciclo dell’anidride carbonica.

Commento di Barbara Delmonte, Università di Milano-Bicocca.

La rivista SCIENCE ha recentemente pubblicato un interessante articolo (Martinez-Garcìa et al., Science 343, 1347-1350, 2014) che riaccende un lungo dibattito riguardo al ruolo delle polveri minerali eoliche sulla produttività biologica dell’Oceano Australe e conseguentemente sul ciclo dell’anidride carbonica.

E’ noto che il ferro rappresenta un micronutriente limitante sulla produttività biologica nelle acque superficiali dell’Oceano Australe. Alla luce di questo, all’inizio degli anni ’90 - sulla base dei primi dati provenienti dalle carote di ghiaccio dell’Antartide orientale che mostravano una drastica diminuzione di CO2 nei periodi glaciali associata ad un consistente incremento di polveri eoliche in atmosfera – John Martin propose la cosiddetta iron fertilization hypothesis (Martin, J.H., et al., Nature 345, 156-158, 1990). Secondo questa teoria l’elevato flusso di polveri continentali depositatesi negli oceani durante i periodi glaciali avrebbe determinato un incremento di produttività biologica nelle acque superficiali e un aumento del carbonio organico isolato nelle acque profonde, con conseguente influenza sulla diminuzione del tenore di CO2 in atmosfera nei periodi freddi.

Per confermare la teoria dell’iron fertilization occorreva tuttavia dimostrare che le concentrazioni di nutrienti “maggiori” (nitrati e fosfati) nelle acque oceaniche superficiali avessero effettivamente subito un declino nei periodi freddi, a causa della maggior produzione di biomassa fitoplanctonica. Martinez-Garcìa e coautori hanno trovato il modo di studiare il consumo di nutrienti nelle acque superficiali dell’ Oceano Atlantico meridionale nel passato, tramite la composizione isotopica dell’azoto organico (δ15N) inglobato negli scheletri carbonatici dei foraminiferi planctonici. Questo è direttamente correlato alla composizione isotopica dell’azoto nelle acque superficiali, la quale aumenta progressivamente con l’aumentare del consumo di questo nutriente.

I risultati ottenuti da una carota di sedimenti prelevata presso il sito ODP1090, nell’Oceano Atlantico meridionale, hanno evidenziato che nei periodi freddi degli ultimi 160.000 anni l’aumento della produttività biologica e del flusso di polveri nella regione subantartica sono stati effettivamente accompagnati da un maggior consumo di nutrienti, a conferma dell’ipotesi dell’iron fertilization. La variazione di produttività biologica associata alla variazione del tenore di polveri atmosferiche nei diversi periodi climatici può quindi spiegare (almeno in parte) la riduzione di CO2 in atmosfera sia a scala temporale dei grandi cicli glaciale/interglaciale, sia a scala millenaria.